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Enea sviluppa il cibo stampato in 3D, cosa sono le “Perle di Miele”

Enea sviluppa il cibo stampato in 3D, cosa sono le “Perle di Miele”

Enea sta sviluppando nuovi alimenti stampati in 3D e sostenibili, ricavati da colture cellulari e residue agroalimentari. Il progetto, sviluppato in collaborazione con diverse aziende, punta sia a sviluppare cibi del tutto personalizzabili da parte dell’utente, sia a proporre un modo innovativo di creare cibo di origine vegetale in vista di un futuro in cui le risorse per l’agricoltura saranno sempre meno.

I sondaggi condotti per questo progetto hanno rilevato un interesse alto da parte dei consumatori italiani per questo tipo di cibo. Nelle risposte è però emersa anche una minoranza ancora diffidente, soprattutto per via di barriere culturali.

Il cibo stampato in 3D di Enea

Il progetto di Enea si chiama Nutri3D ed è stato realizzato in collaborazione con le aziende Rigoni di Asiago ed EltHub, con il supporto del centro di ricerca Crea – Alimenti e nutrizione. Le ricette sviluppate permettono di stampare, con appositi strumenti, barrette, snack e piccole sfere ad alto valore nutrizionale chiamate Perle di Miele.

L’obiettivo è soprattutto puntare alla sostenibilità del prodotto, in vista di un futuro difficile per l’agricoltura, come evidenzia Silvia Massa, responsabile del laboratorio Agricoltura 4.0 del Centro Ricerche Enea Casaccia e responsabile scientifico Enea del progetto Nutri3D:

L’impatto dei cambiamenti climatici e la scarsità di nuove superfici coltivabili renderanno sempre più difficile garantire alimenti vegetali di qualità. In questo scenario, l’individuazione di sistemi produttivi e di manufacturing innovativi e alternativi, tra cui la stampa 3D, si configura come un approccio strategico per produrre cibi sostenibili e utili al benessere della popolazione, anche a partire da residui agroalimentari, contribuendo così a una dieta sana e sicura.

Di cosa sanno i cibi stampati in 3D

Enea ha anche commissionato uno studio, poi pubblicato, per capire l’interesse dei consumatori rispetto a questo tipo di prodotti innovativi. Dalle indagini è emerso un approccio positivo da parte delle persone intervistate, e diverse preferenze per quanto riguarda i gusti.

Simona Errico, ricercatrice del laboratorio di Bioeconomia Circolare Rigenerativa nel Centro ENEA della Trisaia, ha spiegato come sono state sondate le preferenze dei consumatori:

I nostri studi hanno rivelato che le “perle” addizionate con cellule vegetali hanno una migliore consistenza e una maggiore succosità, rendendole più gradite ai consumatori.

Lo scetticismo per il cibo “artificiale”

Nei sondaggi sono però emersi anche segnali di diffidenza. Se il 59% dei consumatori è aperto a provare il cibo stampato in 3D, una minoranza numerosa rimane scettica. Molti percepiscono questi prodotti come “non naturali”, dimostrando una mancanza di una comunicazione adeguata al consumatore. Una questione già emersa dopo il bando della cosiddetta carne coltivata.

La ricercatrice Paola Sangiorgio ha commentato a riguardo:

I dati raccolti nel sondaggio online hanno dimostrato che la consapevolezza sulla composizione innovativa del prodotto ha incrementato l’interesse e l’attrattiva delle “perle” stesse, suggerendo come l’educazione dei consumatori e una comunicazione trasparente siano fattori cruciali nell’influenzare le scelte alimentari.

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